La crociata della Financial Conduct Authority (FCA) del Regno Unito è iniziata nell’ottobre 2020 quando ha annunciato il divieto di vendita di criptovalute ai consumatori al dettaglio. Cioè, il Regno Unito ha vietato i contratti per differenza (CFD) con le criptovalute, oltre a, per esempio, opzioni o futures.

Le ragioni che li hanno portati a prendere questa decisione sono:

Che le criptovalute non hanno una base affidabile per la valutazione.

Che gli abusi di mercato e i crimini finanziari abbondano.

La loro “estrema volatilità”.

La mancanza di consapevolezza dei consumatori sulle criptovalute.

La mancanza di “investimenti legittimi”.

Tre mesi dopo, la FCA ha ancora una volta portato alla ribalta il rischio, a loro avviso, di investire in criptovalute. In un’altra dichiarazione mettono in dubbio le buone intenzioni delle aziende che offrono investimenti in criptovalute e promettono alti rendimenti. Il trading in valute virtuali, avvertono, “comporta l’assunzione di rischi molto elevati. Se i consumatori lo fanno, dovrebbero essere pronti a perdere tutti i loro soldi”.

In caso di essere contattato da una di queste aziende, sottolineano, l’utente deve comportarsi così:

Controlla se l’azienda è nel registro dei servizi finanziari o nella lista delle aziende con registrazioni temporanee.

In caso contrario, chiedete all’azienda se è autorizzata ad effettuare tali transazioni senza essere registrata presso la FCA.

Se la risposta è negativa, la FCA raccomanda al consumatore di ritirare le criptovalute.

La Spagna permette il trading di criptovalute

A differenza di quanto accade nel paese britannico, in Spagna è permesso investire in criptovalute ed eseguire operazioni con i CFD. In un comunicato stampa emesso dalla Commissione Nazionale del Mercato dei Titoli (CNMV) l’8 febbraio 2018, sono state elencate alcune modalità di trading delle criptovalute. Erano questi:

Commercio diretto.

CFD.

Futures, opzioni e altri derivati.

Fondi comuni o altri tipi di veicoli di investimento che commerciano criptovalute.

Obbligazioni strutturate il cui sottostante sono criptovalute.

Infatti, sottolineano che la lista non deve essere considerata chiusa, ma che “l’innovazione costante nei prodotti e nei canali può portare all’emergere di ulteriori forme di esposizione al bitcoin o ad altre criptovalute”.

La domanda ora è: le autorità spagnole seguiranno l’esempio del Regno Unito?